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Nuovi volti della ricerca archeologica, filologica e storica sul mondo antico - II
Le ciste bronzee a cordoni nel Veneto dell’età del Ferro2021 •
Il contributo intende approfondire la diffusione delle ciste cordonate bronzee, una particolare classe di manufatti presenti in Italia nord-orientale a partire dalla prima età del Ferro. Questi oggetti, la cui origine è da identificare nell’Europa centro-settentrionale, conoscono un’ampia diffusione a sud delle Alpi soprattutto in area padana, nell’area della cultura di Golasecca e nel Piceno dove, tra VI e IV sec. a.C., si sviluppano botteghe locali che rielaborano i modelli di origine nord-alpina. In Veneto queste sono note principalmente in corredi funerari di grande prestigio, dove spesso sono associate ad altri materiali di importazione, dato che contribuisce a riconoscere in questo oggetto un prodotto di lusso che veniva acquistato e/o scambiato sotto forma di dono dall’élite delle comunità.
Les Celtes et le Nord de l'Italie (Premier et Second Ages du Fer). Actes du XXXVIe colloque international de l'A.F.E.A.F. (Verone, 17-20 mai 2012). R.A.E. Suppl. 36, 2014
Nuovi ritrovamenti di vasellame bronzeo tardorepubblicano a Blato in Slavonia (Croazia): contatti tra Scordisci e l'Italia durante il tardo La TeneBASILICA DI SAN CLEMENTE Mi sembra doveroso iniziare con una frase di un illustre personaggio, caro agli studiosi d'arte cosmatesca, il prof. A.L. Frothingham che scrisse 1 : "In nessuna scuola d'arte Cristiana si vedono pavimenti così importanti come quelli di Roma. In nessun altro luogo come una chiesa paleocristiana o medievale l'occhio ha cercato istintivamente l'armonizzazione tra il pavimento e la ricchezza degli arredi interni". E Louis Nolan aggiunge: "Questo è certamente vero nel caso di San Clemente" 2. La nostra guida turistica, Diego Angeli, con il quale abbiamo iniziato questa seconda parte, così riassume i principali avvenimenti storici della basilica: "In via S. Giovanni in Laterano. È una delle più antiche chiese di Roma e risale forse ai tempi costantiniani già che se ne ha un accenno nel De viris illustribus di S. Gerolamo, che fu scritto nel 385. Nel 417 S. Zozimo papa la chiama già Basilica e vi tiene un concilio. Nel 449 S. Leone I, in una lettera a Flaviano Vescovo di Costantinopoli, la dice titolo. Nel 499 Simmaco vi tiene un Concilio. S. Gregorio Magno (590-604) vi lesse la sua XXXIII omelia. Nel secolo VIII Adriano I (772-95) ne restaurò il tetto; altri restauri vi fecero Leone III (795-816) e Leone IV (847-55). Nel 1084, durante il sacco di Roma dato dalle truppe di Roberto il Guiscardo, la basilica fu distrutta, e rimase abbandonata fino al 1108, epoca in cui Pasquale II, che vi era stato eletto papa, non pensò di riedificarla dalle fondamenta. In questa occasione lʹedificio primitivo fu atterrato e ricolmo e una nuova chiesa venne costruita sulle sue rovine adoperandosi in gran parte gli ornamenti marmorei della basilica soppressa, come si rileva dal coro di Giovanni, dalla porta bizantina, e da diverse sculture che ancora esistono. Nel 1417 la nuova chiesa fu abbellita e adornata di pitture. Più tardi Sisto V (1585, Peretti) la restaurò ed ordinò che si aprisse la porta laterale; Urbano VIII (1623, Barberini) la cedette ai monaci irlandesi e Clemente XI (1700, Albani) la ridusse allo stato attuale coi disegni di Stefano Fontana. Nel 1858, essendosi fatti alcuni scavi, per ordine di monsignor Tizzani si rinvenne il piano dellʹantica basilica tanto che proseguiti questi scavi dal padre Mullooly, priore dei monaci irlandesi nel vicino convento, fu potuto restituire nella sua forma lʹedificio della chiesa primitiva". Interno della basilica di San Clemente. Parte della Schola Cantorum, Ciborio e Abside. Da ciò si ricava che già nel 1417 al pavimento potrebbe essere accaduto qualcosa, sebbene dalla frase "abbellita ed ornata di pitture" non sia possibile averne certezza. I restauri di Sisto V però dovettero certamente riguardare anche il litostrato, anzi, propenderei nel credere che proprio verso la fine del XVI secolo si ebbe uno sconvolgimento totale del pavimento con una parziale o totale ricostruzione delle partizioni reticolari, come sembra essere dimostrato dalla presenza di una parte maggioritaria di listelli marmorei di delimitazione degli stessi pannelli che non sembrano essere più antichi del XVI-XVII secolo. Nel 1700 Clemente XI apportò nuovi restauri che insieme a quelli successivi, eseguiti 1
Dialoghi di Archeologia
Il vasellame bronzeo greco presso le popolazioni indigene: contesti, produzioni, circolazione2019 •
Early Greek bronze vessels exported out of Greece among indigenous societies attest, together with the more diffused figured pottery, the spread of Greek cultural model and social practices. Found generally in funerary contexts from Southern Italy to the Black Sea, they represented wealth, power and identification with the Greek aristocratic culture and society and it is interesting trying to recognize the function, these objects could have in the indigenous contexts where they were found.
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