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GIULIA BARATTA UNO SPECCHIETTO IN PIOMBO DA URBS SALVIA Tra il materiale sporadico proveniente dal sito dell’antica Urbs Salvia (1) (Urbisaglia - MC) è presente una cornice in piombo pertinente ad uno specchietto vitreo (Figg. 1-2). Gli specchietti con cornice plumbea, realizzata per fusione in una matrice, destinata ad accogliere la superficie riflettente in vetro, costituiscono una classe di materiale diffusa in tutto l’impero romano, in particolare tra il II e il III secolo d.C. cui però, ad eccezione di alcune raccolte e di alcuni sporadici, ma consistenti rinvenimenti (2), è stata in genere dedicata poca attenzione. Lo scarso interesse prestato agli specchietti in piombo e le pubblicazioni non sempre accurate hanno fatto sì che molti pezzi siano stati male interpretati addirittura come coperchi di scatolette per medicinali (3), appliques per cofa- (1) Ringrazio il geometra Sig. Umberto Migliorelli per avermi dato accesso al materiale già esposto nella mostra Antiqua frustula tenutasi ad Urbisaglia nei mesi di giugno e luglio 2007, ma non pubblicato nel relativo catalogo (cfr. AA.VV., Antiqua frustula 2a edizione. Monete, oggetti bronzei ed altri reperti sporadici da Urbs Salvia, Pollenza 2007). (2) D. TUDOR, Le dépôt de miroirs de verre doublé de plomb trouvés à Sucidava, in «Dacia »3 (1959), pp. 415-432 per gli esemplari di Sucidava e G.M. BELLELLI - G. MESSINEO, , in «Xenia »18 (1989), pp. 53-76 per i pezzi di Ostia e della collezione Gorga. (3) L’ipotesi nasce da una errata lettura del testo epigrafico di uno specchietto rinvenuto a Xanten: cfr. G. BARRUOL, Miroirs votifs découverts en Provence et dédiés à Sélènè et à Aphroditè, in «Rév. Arch. Narb.» 18 (1985), pp. 357-360, n. 10 con bibliografia precedente. «Picus» XXIX (2009), pp. 67-74 – ISSN 394-3968 68 GIULIA BARATTA Fig. 1 – Specchio di Urbisaglia – dritto. Fig. 2 – Specchio di Urbisaglia – rovescio. Uno specchietto in piombo da Urbs Salvia 69 netti lignei, elementi di scatole per specchietti (4), fermagli (5), fibule (6), anelli nastriformi (7) e risultano per questo difficilmente reperibili nella letteratura scientifica. È evidente, invece, che si tratta di veri e propri specchi di dimensioni estremamente ridotte, conosciuti in numerosissime varianti tipologiche, alcune delle quali direttamente derivate dalle forme dei più grandi specchi in bronzo ed argento, sulla cui destinazione d’uso il dibattito è ancora aperto. Per quanto noti, i luoghi di rinvenimento di questi specchi sono in genere da ricercarsi nell’ambito delle sepolture, anche infantili, di spazi santuariali, di ville e domus, oltre che di edifici pubblici come le terme. Questi contesti di ritrovamento, unitamente alla natura stessa degli specchi realizzati in piombo e, dunque, in un materiale relativamente morbido, con una superficie riflettente talvolta estremamente ridotta, tanto da essere realizzata solo con un pezzettino di vetro di forma irregolare la cui dimensione non arriva a riempire neanche una quarta parte dello spazio a destinazione, fanno escludere un loro uso pratico, ad esempio come specchietti destinati al maquillage o alla toeletta femminile, come talvolta supposto (8). Sembra più probabile, invece, che si tratti di veri e propri oggetti legati al culto nell’ambito di santuari, larari privati e contesti funerari come indicano anche alcune iscrizioni votive, presenti su un numero ristretto, ma estremamente significativo, di specchietti rinvenuti in Narbonense, dedicati a Selene ed Afrodite (9). Altri testi epigrafici, che corredano per lo più (4) G. LLOYD-MORGAN, Mirrors in Roman Britain, in J. MUNBY - M. HENIG (edd.), Roman Life and Art in Britain. A Celebration in honour of the eightieth Birthday of Jocelyn Toynbee, II, Oxford 1977 (= ‘BAR’ 41, 2), p. 237. (5) Vedi M. BARBERA, I Crepundia di Terracina: analisi ed interpretazione di un dono, in «Boll. d’Arte» 19 (1991), pp. 27-28 n. 25, cfr. ivi a p. 33 la corretta interpretazione di G. Messineo. (6) BARBERA, I Crepundia di Terracina, cit., p. 28, n. 26, cfr. ivi a p. 33 la corretta interpretazione di G. Messineo. Per gli stessi specchietti in precedenza Borsari aveva avanzato l’ipotesi che potesse trattarsi di oggetti da applicarsi a capi di abbigliamento, L. BORSARI, Terracina – Del tempio di Giove Anxure, scoperto sulla vetta di Monte S. Angelo, presso la città, in «Not. Scavi »1894, p. 107. (7) L.A. MARRAS, Materiali plumbei di età romana da Cuccureddus (Villasimius), in «Quaderni della Soprintendenza Archeologica per le Province di Cagliari ed Oristano » 9 (1992), p. 157. (8) In G. BRUSIN, Aquileia. Guida storica ed artistica, Udine 1919, p. 199 sono definiti «specchi tascabili»; in F. FREMERSDORF - E. POLÓNI FREMERSDORF, Die Denkmäler des römischen Köln. Die farblosen Gläser der Frühzeit in Köln, 2. und 3. Jahrhundert, Bonn 1984, pp. 110-111 sono pubblicati come «Taschenspiegel». (9) BARRUOL, Miroirs votifs, cit., pp. 343-373; G. BARRUOL, Miroirs dédiés è Sélènè et à Aphroditè: observations et découvertes nouvelles, in «Rév. Arch. Narb.» 20 (1987), pp. 415-418; B. LIOU - M. SCIALLANO, Trois nouvelles montures en plomb de miroirs issus de 70 GIULIA BARATTA esemplari rinvenuti nelle province danubiano-balcaniche, in cui si fa riferimento alla bella, alla più bella e alla psyche vanno con ogni probabilità messi in relazione con culti femminili dedicati ad Artemide e a tutte le divinità con cui la dea presenta fenomeni di sincretismo come Venere, Selene, non a caso menzionate sugli specchietti gallici, ed Iside (10) nei cui riti lo specchio, come attestano alcune fonti scritte, sembra avere un ruolo importante (11). Molti specchietti inoltre provengono proprio da aree sacre dedicate a divinità del mondo femminile come nel caso del santuario dedicato alle Ninfe ad Orochak in Tracia (12), della stipe votiva di Sucidava, anche questa da mettere in relazione con le Ninfe (13), del tempio di Hera a Kopilovtzi in Tracia (14) e di Cuccureddus (Villasimius) in Sardegna (15) o della stipe votiva di Terracina verosimilmente legata al culto di Venere (16). Il pezzo urbisalviense è tondo e presenta una decorazione con 12 punte (diam. da punta a punta 4,6 cm) lungo la circonferenza esterna, ciascuna delle quali è ornata da una perlina al centro della faccia principale sulla quale, inoltre, lungo il perimetro del foro di alloggiamento per il vetro (diam. 3,4 cm), corrono una linea di perline ed una linea continua. L’altra faccia dello specchio è liscia e presenta solo un bordo in rilievo che serviva per contenere il disco di chiusura posteriore, oggi purtroppo perduto insieme al vetro che costituiva la superficie riflettente. Lo specchio, che non ha manico, trova confronti con altri pezzi che hanno la stessa forma circolare con decorazione a punte, in numero variabile, ed elementi geometrici sulla faccia principale diversi a seconda dei vari l’atelier arlésien de Quintos Likinios Touteinos, in M. BATS - B. DEDET - P. GARMY ET ALII, Peuples et territoires en Gaule méditerranéenne. Hommage à Guy Barruol, Montpellier 2003 ( = ‘Rév. Arch. Narb.’ Suppl. 35), pp. 437-440. (10) G. BARATTA, La bella e lo specchio: alcune iscrizioni greche su specchietti in piombo, in A. MARTÍNEZ FERNÁNDEZ (ed.), Estudios de Epigrafia Griega, La Laguna 2009, pp. 427-454. (11) Per Venere cfr. APUL., Metam. IV, 31 [99, 22]: ...alius sub oculis dominae speculum progerit..., per Iside cfr. APUL., Metam. XI 9, 21-22: …aliae, quae nitentibus speculis pone tergum reverses venienti deae obvium commonstrarent obsequium… (12) É. MICHON, Miroirs antiques de verre doublé de plomb, in «Bulletin archéologique du Comité des Travaux historiques et scientifiques» 1909, pp. 240-243. (13) TUDOR, Le dépôt de miroirs, cit., p. 426. (14) KAZAROW, s.v. Heros, in R.E. Supplb. III, Stuttgart 1919, col. 1136. (15) MARRAS, Materiali plumbei, cit., pp. 157-170 e G. BARATTA, Ars plumbaria Sardiniae? Gli specchietti in piombo del Museo G. A. Sanna di Sassari, in L’Africa romana. Atti del XVIII Congresso (Olbia 2008), c.d.s. (16) Vedi infra nota 17. Uno specchietto in piombo da Urbs Salvia 71 Fig. 3 – Specchio della collezione Gorga, dritto - da M. BARBERA, Gli specchietti, in M. BARBERA (a cura di), La collezione Gorga, Milano 1999, p. 156, n. 1. Fig. 4 – Specchio della collezione Gorga, rovescio - da M. BARBERA, Gli specchietti, in M. BARBERA (a cura di), La collezione Gorga, Milano 1999, p. 156, n. 1. 72 GIULIA BARATTA esemplari (17). Per analogia con pezzi di Ljubjana e della collezione Gorga (Figg. 3-4) (18) non si può escludere che l’esemplare di Urbisaglia avesse il disco di chiusura posteriore corredato da una staffa. Allo stato attuale è difficile poter identificare il luogo di produzione dello specchio per il quale non si può escludere che si tratti di un manufatto realizzato in situ, un fatto che contribuirebbe, anche se solo in piccola misura, alla composizione del quadro della vita, sociale, religiosa ed economica della colonia di Urbs Salvia. Non essendone noto il luogo di ritrovamento, per quanto riguarda la cronologia, sulla base dei soli confronti (19), si può ipotizzare una datazione al II-III secolo d.C., periodo che corrisponde alla massima diffusione di questo genere di manufatti, seppure per il pezzo di Urbs Salvia non è del tutto da scartare l’ipotesi di un inquadramento cronologico più alto. In assenza, inoltre, di un corredo epigrafico non si possono che avanzare delle ipotesi circa la destinazione d’uso dello specchietto di Urbisaglia, se si tratta di un oggetto funerario o votivo, e la divinità al cui culto eventualmente doveva essere vincolato. Allo stato attuale, per quanto concerne i culti tributati a divinità femminili ad Urbs Salvia, le fonti epigrafiche attestano quello della Salus Augusta (20), delle Nymphae Geminae (21) e della (17) Per l’Italia cfr. ad esempio un esemplare rinvenuto in una stipe votiva a Terracina sul Monte S. Angelo pertinente ad un sacello dedicato a Venere se non addirittura ad un santuario dedicato a Venus Obsequens variamente datato tra la fine dell’età repubblicana-inizi di quella imperiale e fine I-II secolo d.C., BORSARI, Terracina, cit., p. 107, fig. 9 e BARBERA, I Crepundia di Terracina, cit., pp. 11-33, part. p. 11, p. 28, fig. 29 e p. 31. Vedi anche un altro specchietto di provenienza non precisabile ed oggi pertinente alla collezione Gorga, BELLELLI - MESSINEO, , cit., pp. 59-60, n. 10; M. BARBERA, Gli specchietti, in M. BARBERA (a cura di), La collezione Gorga, Milano 1999, p. 156, n. 1 ed un pezzo rinvenuto ad Ostia in BELLELLI - MESSINEO, , cit., p. 72, n. 64. Per esemplari di area provinciale vedi uno specchietto rinvenuto in una sepoltura di II-III secolo d.C. a Ljubljana, E. NOWOTNY, Gläserne Konvexspiegel, in «Österr. Jahrb.» 13 (1910), pp. 107-114 e un pezzo pubblicato in G. LLOYD MORGAN, Roman Mirros and the Third Century, in A. KING - M. HENIG (edd.), The Roman West in the Third Century. Contributions from Archaeology and History, I, Oxford 1981 (= ‘BAR’ int.ser. 109), p. 150, tav. 9 VII attribuito ad un arco cronologico che abbraccia tutto il periodo imperiale. (18) Vedi supra nota 16. (19) Vedi supra nota 16. (20) Per le numerose tegole con il bollo della Salus Augusta Salviensis vedi C.I.L. IX 5530 = C.I.L. IX 6078, 1 e di recente S.M. MARENGO, Laterizi, anfore ed altri materiali epigrafici, in AA.VV., Antiqua frustula 2a edizione, cit., p. 92, n. 3; per la flaminica della Salus Augusta C.I.L. IX 5534; più in generale CHR. DELPLACE, La colonie augustéenne d’Urbs Salvia et son urbanisation au Ier siècle apr. J.-Chr., in «Mél. Ec. Franç. Rome, Ant.» 95 (1983), pp. 768-770, figg. 3-4. (21) L’iscrizione sulla cui origine non vi era certezza è stata attribuita correttamente Uno specchietto in piombo da Urbs Salvia 73 Aequitas (22). Inoltre si conoscono due statue, una delle quali è perduta (23) mentre l’altra si conserva nel Castello di Lanciano (24), raffiguranti, secondo gli editori, Hygia/Salus. Alla luce delle considerazioni generali sugli specchietti, che appaiono relazionati a culti legati alla natura femminile, alla bellezza, alla gioventù e, di conseguenza, alla salute ed anche alla morte, per il pezzo di Urbisaglia si può avanzare l’ipotesi che si tratti di un oggetto votivo, forse anche con una destinazione funeraria, relazionato al culto delle Nymphae; numerosi specchietti infatti provengono da santuari ad esse dedicati come è il caso summenzionato di Orochak inTracia e Sucidava (25) in Dacia. Non si può comunque escludere del tutto un eventuale legame con il culto della Salus Augusta, allo stato attuale delle ricerche la divinità di maggiore rilievo della colonia, o con un culto femminile diverso da questi per il quale però, attualmente, non restano testimonianze. RIASSUNTO In questo contributo si presenta il primo specchietto con cornice in piombo attualmente noto per il territorio di Urbs Salvia e si prospettano ipotesi circa la sua destinazione d’uso. Parole chiave: specchio, piombo, vetro, epoca romana, Urbs Salvia. ZUSAMMENFASSUNG In diesem Beitrag wird der erste bis jetzt bekannte Bleispiegel aus Urbs Salvia vorgestellt, für dessen Zweckbedingung einige Hypotesen vorgeschlagen werden. Schlüsselwörter: Speigel, Blei, Glass, römische Zeit, Urbs Salvia. da Lidio Gasperini ad Urbs Salvia: C.I.L. IX 5744 e L. GASPERINI, Sulla carriera di Gaio Fufio Gemino console del 29 d.C., in AA.VV., Ottava miscellanea greca e romana, Roma 1982, pp. 294-297, tav. 1, 2. (22) G. PACI, Appendice epigrafica. Fasti consolari ed altri frammenti epigrafici dagli scavi del criptoportico di Urbisaglia (terza campagna, 1978), in «Not. Scavi» 1981, pp. 6972, n. 3, fig. 27, 3. (23) CHR. DELPLACE, La romanisation du Picenum: l’exemple de Urbs Salvia, Rome 1993, p. 307 e anche EAD., Cultes féminins dans l’Adriatique romaine: autour de Bona Dea, in CHR. DELPLACE - F. TASSAUX, Les cultes polythéistes dans l’Adriatique romaine, Bordeaux 2000, pp. 122-123 che non esclude una commistione con Bona Dea. (24) DELPLACE, La romanisation du Picenum, cit., p. 312, fig. 81, G. CAPODAGLIO, Statue e ritratti di età romana da Urbs Salvia, Macerata 1994, pp. 117-121. (25) Vedi supra note 12 e 13.