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Monografie di M E S O P O T A M I A XIV Un impaziente desiderio di scorrere il mondo Studi in onore di Antonio Invernizzi per il suo settantesimo compleanno A cura di Carlo Lippolis e Stefano de Martino LE LETTERE FIRENZE In copertina: Ctesifonte. Il Taq-i Kisra. Copyright © 2011 by Casa Editrice Le Lettere - Firenze ISBN 978 88 6087 453 5 www.lelettere.it Stampa: Tipografia ABC - Sesto Fiorentino (FI) - aprile 2011 Pietro della Valle, Ragionamento che io penso far nell’Accademia presentando il Libro, Lettera 2. da Spahàn, 19 marzo 1617. INDICE Bibliografia di Antonio Invernizzi (a cura di Carlo Lippolis e Niccolò Manassero) .......................... p. 1 STEFANO » 13 MARIA CLARA CONTI, Il Gorgoneion sulle antefisse di Selinunte .......................................................... » 19 CARLO ZOPPI, L’immagine di Eracle con il toro nelle cretule di Selinunte punica ............................... » 29 ROSINA LEONE, Ancora sulla Magenta Ware: un vaso a testa di Iside da Lipari ................................. » 35 ALESSANDRA CELLERINO, La signora dell’Hamrin. Terrecotte con figura divina dagli scavi italiani di Tell Yelkhi .................................................................................................................................. » 45 ALESSANDRO ROCCATI, Orizzonti culturali di Napata ............................................................................. » 61 STEFANIA MAZZONI, The ivories of Ziwiye: a reappraisal ...................................................................... » 73 SERENA MARIA CECCHINI, Un sigillo neo-assiro con scena di culto da Arslan Tash ............................. » 85 MARIO LIVERANI, The pillared hall of neo-hittite Melid: a new link in the development of an architectural type ................................................................................................................................................................ » 91 ELISABETTA VALTZ, Birthday greetings from New York ........................................................................... » 113 ROBERTA MENEGAZZI, VITO MESSINA, Tell ‘Umar, il tempio addossato al teatro. Le fasi architettoniche e le figurine in terracotta ................................................................................................................ » 123 ELEONORA PAPPALARDO, Il sonno della menade, la morte dell’amazzone. Iconografie a confronto nell’Asia ellenizzata ........................................................................................................................ » 139 VON EVELYN KLENGEL-BRANDT, IRIS HERTEL, Eine restaurierte Terrakottafigur aus Babylon ................. » 149 SUSAN B. DOWNEY, Notes on two sculptures from Dura-Europos ......................................................... » 155 ANDREAS SCHMIDT-COLINET, Priester beim festmahl: Etpeni, Symposiarch 130/31 n. chr. und andere palmyrenische tesserae .................................................................................................................... » 161 MICHA£ GAWLIKOWSKI - KRZYSZTOF JAKUBIAK - WIES£AW MA£KOWSKI - ARKADIUSZ SO£TYSIAK, A ray of light for Mithras ............................................................................................................... » 169 DE MARTINO, Il percorso di uno studioso: Antonio Invernizzi ................................................. MEDITERRANEO VICINO ORIENTE E EGITTO VIII INDICE IRAN HERMANN GASCHE, Modèles de l’iwan dans l’architecture achéménide ................................................ p. 177 PIERFRANCESCO CALLIERI, Les Sassanides étaient-ils les héritiers des Achéménides? L’évidence archéologique .................................................................................................................................. » 187 GEORGINA HERRMANN, Attributing Sasanian reliefs ............................................................................... » 201 CARLO G. CERETI, YOUSSEF MORADI, CYRUS NASROLLAZADEH, A collection of Sasanian clay sealings preserved in the Takiya-e Mocâven al-Molk of Kermanshah .................................................................... » 209 ENRICO MORANO, Judas’ token to the enemies in the manichaean account of Jesus’ betrayal ................... » 237 FABRIZIO A. PENNACCHIETTI, Kashkùl, l’imprevedibile storia del nome di una noce di cocco ..................... » 241 EDWARD D¥BROWA, ÁÑÓÁÊÅÓ ÈÅÏÓ. Observations on the nature of the Parthian ruler-cult ............. » 247 NATALYA M. SMIRNOVA, Bactrian imitations with tamgas ......................................................................... » 255 GENNADJ A. KOŠELENKO, Ïåðïåíäèêóëÿðíûé êîíü (î íåêîòîðûõ êîìïîçèöèîííûõ îñîáåííîñòÿõ æèâîïèñè èç ñòàðîé íèñû) ............................................................................................................. » 261 NICOLÒ MASTURZO, Le foglie d’acanto di Nisa: studio per la ricomposizione del capitello corinzio ... » 265 NICCOLÒ MANASSERO, A celtic track in Parthian Nisa .......................................................................... » 273 CARLO LIPPOLIS, I cavalli di Mithradatkert. Matrici in gesso da Nisa Vecchia .................................... » 285 VASIF A. GAIBOV, Öàðñêàÿ îõîòà – íîâûé ñþæåò â ïàðôÿíñêîé ñôðàãèñòèêå òàðãèàíû ..................... » 303 KAZIM ABDULLAEV, Ïàðôÿíñêèå ìîòèâû â íàñòåííîé ðîñïèñè íàõøåáà (åðêóðãàí è åãî îêðóãà) ........... » 309 PIERRE LERICHE, Le chapiteau tétracéphale de l’Ancienne Termez ....................................................... » 321 DANIEL T. POTTS, Indianesque ivories in southeastern Arabia .............................................................. » 335 KATSUMI TANABE, Two unique stone dishes from Gandhâra. The function of the so-called toilet-trays from Gandhâra restated ................................................................................................................... » 345 OSMUND BOPEARACHCHI, In search of Utpalavarnýâ in Gandhâran Buddhist art ....................................... » 353 ARCANGELA SANTORO, Il Bodhisattva Vajrapânýi nell’arte del Gandhâra ................................................... » 369 ANNA MARIA QUAGLIOTTI, The tug-of-war in Gandhâran art ................................................................ » 377 ANNA PROVENZALI, Osservazioni su alcune pissidi da Butkara I (Swât) ............................................... » 383 ASIA CENTRALE E INDIA Tavole ANNA PROVENZALI Civico Museo Archeologico di Milano OSSERVAZIONI SU ALCUNE PISSIDI DA BUTKARA I (SWÂT)1 All’interno della produzione artistica del GandhŒra, un ambito privilegiato e non ancora particolarmente approfondito per osservare i caratteri della produzione locale è dato dai contenitori in pietra utilizzati come reliquiari; quelli di forma cilindrica in particolare ricordano per forma e dimensioni le pissidi da toeletta, una classe di oggetti ampiamente diffusa nel mondo classico in materiale più o meno pregiato; l’occasione di festeggiare uno studioso che ha dedicato tanti fondamentali studi per la comprensione dell’arte dell’Orient Ellenisé è adatta per offrire un piccolo contributo su questa classe di materiali di particolare raffinatezza e qualità tecnica. I reperti rinvenuti negli scavi dello SwŒt, cui si aggiunge la testimonianza fornita dalle raffigurazioni dei rilievi e di elementi figurati di decorazione architettonica di uguale provenienza e a cui è necessario rapportare anche alcuni rinvenimenti da Taxila (Dharmarâjikâ, Sirkap) formano una documentazione preziosa per la comprensione di una classe di manufatti nota soprattutto da scavi ottocenteschi e dei primi del Novecento e dal mercato antiquario2. Il rinvenimento delle pissidi all’interno del vano per le reliquie di uno stžpa ne certifica l’uso come reliquiari ma non consente di escludere a priori che gli stessi oggetti siano prima serviti a un altro scopo3. Il reliquiario d’oro di Bimaran e quello in rame di Shah-ij-kiDheri presentano una decorazione figurata che li collega inequivocabilmente ad un contesto sacrale4, ma costituiscono un’eccezione; le pissidi gandhariche, in pietra ma anche in altri materiali, presentano al più motivi decorativi geometrici e fitomorfi. Questi ultimi vedono la prevalenza del loto, pianta la cui simbologia non è esclusivamente legata al Buddhismo5. Nel mondo classico contenitori di forma cilindrica sono diffusi fin dall’età geometrica in molteplici varianti morfologiche e in diversi materiali; ciò che li accomuna è l’essere legati principalmente al mondo femminile della cosmesi, dove servono come recipienti per contenere oggetti di ornamento e prodotti di bellezza6. Le loro dimensioni sono variabili, da oltre i 10 cm di diametro ai pochi cm, esattamente come i contenitori gandharici. La preziosità del contenuto e spesso anche del contenitore ha sicuramente determinato la frequenza di questi oggetti nei corredi funerari, anche se è possibile che al valore materiale si accompagnino almeno in alcuni casi valori simbolici legati al rapporto tra profumo e immortalità7. Nell’arte del GandhŒra e in particolare nello SwŒt la raffigurazione delle pissidi nelle mani di donatori o in scene connesse alla venerazione dello stžpa o al trasporto delle reliquie testimonia l’impiego diffuso di questo tipo di contenitore come reliquiario o come contenitore. I profumi tra l’altro sono elencati in alcuni testi tra le sostanze adatte ad essere offerte allo stžpa8. La presenza dei reliquiari nelle mani di devoti laici è senz’altro legata al culto dello stžpa anche se non è chiaro in che relazione siano queste scene di offerta con la cerimonia di consacrazione del monumento. Di certo la frequenza del tema dell’offerta di “reliquiari” e del trasporto delle reliquie non deve essere casuale, ma sottolinea il ruolo svolto dai devoti laici nella diffusione del Dharma. L’interesse della documentazione proveniente dagli scavi italiani deriva dalla conoscenza del contesto e dalla possibilità di mettere in relazione gli oggetti con- La scrivente ha in studio per conto della missione archeologica dell’IsIAO nello SwŒt i contenitori-reliquiari in pietra provenienti dalle aree sacre buddhiste indagate dalla missione. 2 Si veda in particolare DOBBINS 1989; ZWALF 1996; per altre pissidi passate per il mercato antiquario si veda BEHRENDT 2007, PROVENZALI 2008, SALOMON 2000. 3 Come testimoniato da diverse decine di frammenti provenienti dall’area urbana di Barikot (Bîr-Kô¥-Ghwanüÿai), in facies saka-parthica e kushana, in corso di studio da parte di Luca Maria Olivieri. Si tratta in gran parte di frammenti di vasetti cilindrici o pissidi (coperchi e contenitori), vasetti globulari e loro coperchi, in cloritoscisto grigio e talcoscisto, tutti lavorati al tornio.Comunicazione personale di Luca Maria Olivieri. 4 Per il reliquiario in oro di Bimaran si veda ZWALF 1996, 348-350 e da ultimo CRIBB 2005 per una datazione più bassa, non anteriore a Kani§ka. Per il reliquiario da Shah-ij-ki-Dheri si veda ERRINGTON 2002. 5 In alcuni casi potrebbe anche trattarsi di oggetti di uso rituale poi deposti in uno stžpa (Cfr. ERRINGTON-CRIBB 1992, 172). La Tissot ha individuato una raffigurazione di pisside in una scena di toeletta femminile (TISSOT 1985, 110 e Pl. XXXV,1= ZWALF 1996, cat. n. 205). 6 I reliquiari più piccoli (diam. intorno ai 2 cm) sono confrontabili anche con i contenitori per inchiostro e non sono presi in considerazione in questo articolo. 7 Per un’ipotesi su un’influenza delle pratiche funerarie degli ‚aka sui reliquiari e il loro contenuto nell’arte del GandhŒra si veda BROWN 2006. 8 BAREAU 1962, 243. Si veda anche FUSSMAN 1987 per la definizione di contenitore di profumi del reliquiario di Shah-ij-kiDheri. 1 384 ANNA PROVENZALI Fig. 1 - Butkara, Inv. B 781 (© Archivio IsIAO). Fig. 2 - Butkara Inv. B 781 (© Archivio IsIAO). Fig. 3 - Butkara, Inv. B 781. Vista dall’alto (© Archivio IsIAO). venuti in uno strato di crollo (CSF 4)11. Il rinvenimento in situ non consente di per sé un dato inequivocabile sulla datazione degli oggetti ma solo un terminus ante quem; Gli stžpa 23 e 120 poggiano entrambi sul pavimento F3 e sono databili tra l’inizio del II secolo d.C. e l’inizio del IV sec d.C.12; non si può tuttavia escludere che i contenitori siano stati deposti dove sono stati rinvenuti molto dopo la loro realizzazione, o perché conservati a lungo e forse usati precedentemente ad altro scopo o perché provenienti da un deposito precedente13. I due reliquiari in pietra costituivano il contenitore primario della deposizione, non essendo racchiusi in un contenitore più grande. Dal momento che il vano delle reliquie dello stžpa 23 era aperto è possibile che esso contenesse in origine altro materiale deposto sopra la pisside B78114. B781 conteneva “ossa combuste e ceneri, pasta vitrea azzurra e gialla ridotta in minutissimi frammenti, frammenti di legno (o di stoffa?) ridotti pressoché in polvere di colore nerastro e bruno chiaro, perlina forata d’oro, frammento di foglie d’oro schiacciate (pro- creti con le raffigurazioni sui rilievi. Il confronto tra questi due tipi di documentazione fornisce un quadro di riferimento per il materiale di ignota provenienza e alcuni dati sul periodo d’uso. Per quanto riguarda i rilievi trattandosi di raffigurazioni non siamo in grado di dire con certezza di che materiale siano intesi i reliquiari portati in dono, ma, come si vedrà, è possibile riscontrare un rapporto molto stretto tra i reliquiari in pietra e quelli raffigurati. Dall’area sacra di Butkara I provengono due pissidi cilindriche integre complete di coperchio (Inv. B 7819 e B 280710) rinvenute all’interno del vano per le reliquie di due stžpa (rispettivamente 23 e 120 ) e due frammenti (B2275 e B2409), uno pertinente alla vasca e l’altro al coperchio di un terzo contenitore rin- FACCENNA 1962, 56,57, 147; FACCENNA 1981, II, 330-331, Pl. 216 b-c. 10 MNAOR 1293; FACCENNA 1962, 156, fig. 190; FACCENNA 1981, 355-356 per lo stžpa. Il vano per le reliquie è ricavato al centro del basamento e presenta una doppia chiusura; sopra la lastra di copertura vi è una seconda lastra quasi quadrata sotto il livello della cornice. 11 Dagli scavi italiani provengono altri frammenti di contenitori cilindrici che verranno pubblicati in altra sede. 12 L’inizio del periodo GSt. 3-4/1- su F3 oscilla tra Kujula Kadphises e Vima Takto. Si veda FACCENNA 1981, I, 168-169 e FACCENNA 2007, 170. 13 Questa seconda ipotesi non va trascurata nel caso di Butkara I, dove di molti monumenti delle fasi più antiche non resta probabilmente nessuna traccia (FACCENNA 1981, III, 629-630). 14 Il vano delle reliquie era conservato parzialmente ( si veda in particolare FACCENNA 1981, II, 330-331). 9 OSSERVAZIONI SU ALCUNE PISSIDI DA BUTKARA I (SWÂT) 385 spina di pesce. Lo spazio di risulta tra le punte dei petali è campito da dentelli di lunghezza irregolare. Segue fascia sottile con motivo a dentelli17; le tre fasce concentriche più interne, di pari spessore sono separate da cerchi a rilievo. Al centro bottone entro cerchio più spesso. Fig. 4 - Butkara, Inv. B 2807 (MNAOR 1293) (© Archivio IsIAO/MNAOR). babilmente resti di una scatolina), scatolina d’oro rotonda con sostanza polverosa (ceneri?), moneta di “Azes II”15. B 2807 conteneva una capsula d’oro forse cuoriforme, minerale di colore rosso/orpimento, minerale di colore verde/azzurro. Al momento dello scavo il vano per le reliquie era pieno di terra infiltrata16. Il contenuto del reliquiario B 2807 è piuttosto misero ed è carente di resti di cremazione. B 781 (Figg. 1-3) Integro. Scisto. Lavorato al tornio. H. 6 cm ca.; diam. max. 9,5 cm. Museo di Saidu Sharif (SwŒt, Pakistan) Contenitore cilindrico con fondo piano, base modanata (toro schiacciato, listello, ampio guscio, listello), pareti diritte, orlo segnato da solcatura. Dente di incasso interno, battente esterno piatto. Fondo interno con leggero rialzo piatto al centro. Il corpo presenta una decorazione a fasce orizzontali di pari altezza separate da tre solcature parallele: ampia fascia liscia, fascia centrale con festone rettilineo di loti semiaperti sovrapposti, volti a sinistra, fascia liscia. Il motivo è reso schematicamente e in modo disegnativo. Coperchio piano ed espanso con piccolo bottone centrale al posto della presa. Ha orlo modanato (guscio, listello, gola rovescia, toro aggettante) e base piana squadrata per l’incasso sul recipiente. La superficie leggermente bombata del coperchio presenta una decorazione a fasce concentriche; dall’esterno fascia liscia delimitata da due cerchi sottili a rilievo, ampia fascia con corona di otto petali bordati lanceolati alternati a losanghe campite da motivo a B 2807 (Fig. 4) Scisto verde. Lavorato al tornio. Il pomolo del coperchio è scheggiato con un frammento ricongiunto alla presa. H. 4,8 cm; diam. 4,8 cm. Museo Nazionale di Arte Orientale, Roma (Inv. 1293). La pisside, in scisto verde ha fondo leggermente convesso, modanatura alla base (toro schiacciato, ampio guscio), orlo piatto privo di dente di incasso, pareti diritte con decorazione composta da tre solcature parallele in corrispondenza del centro e da una solcatura in prossimità dell’orlo. Pareti interne svasate verso l’alto e fondo quasi piano. Il coperchio, il cui diametro massimo corrisponde a quello del contenitore, ha ampia base arretrata che si incassa nella vasca, orlo ad ampio guscio, solcatura seguita da un listello di bordo. La superficie presenta tre fasce lisce concentriche progressivamente rialzate e al centro fascia rialzata con presa a pomolo su collo rastremato al centro con al sommo elemento conico smussato su listello aggettante. B 2275+2409 (Figg. 5-8) Scisto. Lavorato al tornio. Ricostruito da due frammenti. H. 4,6 cm; diam. max. 5,4 cm. Museo di Saidu Sharif (SwŒt, Pakistan) Contenitore con base espansa modanata (listello, alto guscio). Orlo segnato da sottile solcatura. Dente di incasso e battente esterno piatto. Pareti interne svasate in basso, fondo piatto. Coperchio con orlo modanato: fascia inferiore, elemento teso aggettante, lastra di copertura, superficie leggermente convessa con presa formata da elemento troncoconico. Decorazione a fasce: sul corpo fascia con motivo a spina di pesce verso sinistra, fascia campita da reticolo a linee oblique, sottile fascia liscia in corrispondenza dell’orlo. Inventario di scavo; per la moneta si veda GÖBL 1976, n. 46, list. n. 26, inv. N. 781a. Si tratta in realtà di una emissione successiva a questo sovrano; a Butkara le emissioni postume di Azes II provengono da contesti non anteriori a Kujula Kadphises (si veda ERRINGTON 1999/2000, 194 e FACCENNA 2007, 107). 16 FACCENNA 1981, 354-355; tavv. 198, 289B, 290; CALLIERI, FILIGENZI 2002, 165 e 209-210 per l’analisi del contenuto. 17 Il motivo rappresenta una stilizzazione della corona degli stami del fiore di loto. 15 386 ANNA PROVENZALI Fig. 6 - Butkara, Inv. B 2275. Vista dall’alto (© Archivio IsIAO). Fig. 5 - Butkara, Inv. B 2409 (© Archivio IsIAO). Fig. 8 - Disegno ricostruttivo di B 2409+2275 (© Archivio IsIAO). Fig. 7 - Butkara Inv. B 2275- Vista di profilo (© Archivio IsIAO). Sul coperchio motivo a spina di pesce verso destra lungo il battente; sulla sommità del coperchio fascia interna circolare con motivo a spina di pesce (stilizzazione degli stami), corona di petali con nervatura centrale doppia, orlo lanceolato squadrato; negli spazi di risulta tra i petali lungo il bordo angoli a spina di pesce. Le dimensioni delle pissidi variano dai 10 cm ca di diametro di B 781 ai 5 cm delle altre due. La forma è leggermente espansa in B781 e B2275+2409, mentre B 2807 si caratterizza per la corrispondenza tra diametro e altezza totale con coperchio. Sempre da Butkara proviene un reliquiario a pisside piatta18 (N. Inv. 48, Fig. 9) con base modanata espansa e coperchio modanato con superficie lievemente convessa. La decorazione che copre le pareti è a due fasce separate da sottile listello; la fascia infe- riore è campita da una a fila di petali verticali con nervatura centrale, la superiore da festone rettilineo di loti semiaperti sovrapposti, volti a sinistra. Il coperchio ha orlo modanato e superficie lievemente convessa decorata a fasce ed è privo di presa. La fascia esterna presenta un motivo di petali di loto bordati e con solcatura centrale alternati da sottile motivo a spina di pesce, seguono due fasce sottili e una fascia con motivo a petali sottili. Al centro bottone piatto (su cui forse era originariamente incollata la presa). La documentazione emersa dagli scavi condotti dal Marshall a Taxila nell’area del Dharmarâjikâ e a Sirkap appare correlata con la produzione di Butkara I per materiale, forme e motivi decorativi; come già ri18 SwŒt Museum, Saidu Sharif, n. inv. 48. Diam. 13,5 cm; h. 6 cm; il reliquiario non proviene dagli scavi italiani. GANDHARA 2008, 207, cat. n. 125. Le tracce di colore rosso sono forse riferibili alla preparazione per la doratura. Il confronto più diretto per la forma di questa pisside è un reliquiario su cui posa un bicchiere (la sovrapposizione rispecchia presumibilmente la posizione di rinvenimento) da collezione privata (KURITA 19881990, II, fig. 938 in scisto verde). OSSERVAZIONI SU ALCUNE PISSIDI DA BUTKARA I (SWÂT) 387 Fig. 9 - Museo di Saidu Sharif, Inv. 48, da Butkara (Gandhara 2008, 207, n. 125). Fig. 10 - Taxila, Inv. Dh 14-893, Taxila Museum, Inv. 8548 (MARSHALL 1951, III, Pl. 50i). levato da Faccenna in relazione al materiale architettonico19, sia nell’area del DharmarŒjikŒ sia a Sirkap sono presenti elementi architettonici e scultorei che per il materiale e per la lavorazione risultano strettamente legati agli ateliers dello SwŒt; si tratta di materiale (scisto verde e scisto grigio) o importato grezzo e lavorato in loco da artigiani provenienti dallo SwŒt o fatto oggetto di spoliazione per essere reimpiegato o portato come offerta (?) dal luogo di produzione e destinazione originario a Taxila. I reliquiari forniscono un’ulteriore testimonianza dei rapporti tra i due siti ma essendo manufatti che si prestano a viaggiare difficilmente possono aiutare a chiarire le dinamiche tra la produzione di Butkara I e quella di Taxila20. Dal vano delle reliquie del basamento quadrato dello stžpa J2 del DharmarŒjikŒ proviene una pisside a cilindro espanso (Fig. 10) in scisto grigio con base e orlo del coperchio modanati21, di dimensioni simili a B 781. Il coperchio ha superficie lievemente convessa con parte centrale piana rilevata per il fissaggio della presa, non conservata. Le pareti del contenitore sono lisce. La pisside conteneva, oltre ad alcuni vaghi in pietre semipreziose e al collo di un’anatra in cristallo, una scatolina d’argento in cui era racchiusa una scatolina d’oro che custodiva dei frammenti ossei22. Il tipo di deposito, con il sistema a “nesting” sembra indicare che si tratta di un deposito primario anche se manca la presa del reliquiario. Per lo stžpa J2 Kuwayama23 propone una datazione provvisoria, basata sulla tecnica costruttiva, al regno di Kujula Kadphises. Il reliquiario possiede dunque un terminus post quem non al 75d.C circa. Marshall24 nota la somiglianza del reliquiario con un altro da lui rinvenuto a Ghaz Dheri (Charsadda), associato a una moneta di Zeionises o Azes II. Il reliquiario di Ghaz Dheri era deposto in un vaso di terracotta e conteneva un reliquiario sferico in cui erano racchiusi resti di cremazione con poco oro oltre a un pezzo di ametista e la moneta. Altro materiale era contenuto nel vaso di terracotta25. Il reliquiario di Ghaz Dheri ha pareti svasate in basso26 e base modanata espansa con decorazione a tre fasce, inferiore con motivo a fila di petali ovati rovesci, fascia centrale liscia e fascia superiore campita da reticolo a linee oblique. Il coperchio, anch’esso modanato ed espanso, presenta una fascia campita da reticolo a linee oblique lungo il battente, superficie piana decorata a fasce concentriche separate da coppia di solcature. La fascia lungo il bordo presenta una fila di triangoli campiti da linee oblique con punta rivolta verso l’esterno. Il coperchio conserva eccezionalmente la presa a disco sormontato da cono smussato, presente anche su alcuni reliquiari raffigurati sui rilievi di Butkara I. Un altro reliquiario a pisside di forma e dimensioni analoghe con coperchio modanato e base modanata espansa proviene da Sirkap, Block D’, strato II27; il corpo presenta alla base una fila di foglie ogivali allungate con nervatura concava come il reliquiario da Butkara N.48, a cui lo accomuna anche la base espan- FACCENNA 2005, 94-95; DOBBINS 1989 nota come la decorazione a foglie di loto distingua i reliquiari di Butkara e di Taxila da quelli di diversa provenienza. L’individuazione delle cave di estrazione del materiale litico per la produzione sia di materiale architettonico sia di piccoli oggetti è oggetto di indagine da parte della missione dell’IsIAO (si veda da ultimo OLIVIERI 2003). 20 Gli stretti rapporti tra i siti dello SwŒt e Taxila è documentato anche dai reliquiari a forma di stžpa e a coppa. 21 Inv. 8548, Dh. 14-893; diam. 10 cm; ASIAR 1914-15, pl. X, 1-2; MARSHALL 1951, I, 245, III, tav. 50i; KHAN 2004, 262, n. 347. 22 MARSHALL 1951, I, 245. 23 KUWAYAMA 2007, 230, tav 2. 24 MARSHALL 1951, I, 245; si veda anche DOBBINS 1989, 110. 25 ASIAR 1902-1903, 175-176. 26 Questa particolarità lo distingue dai reliquiari di Taxila. 27 Dal block D’ provengono due reliquiari a pisside, inv. Sk 28-1086 e inv. Sk 28-1136, rispettivamente dai quadrati 61,106 e 62, 105; Per il primo si veda ASIAR 1930; MARSHALL 1951, I, 190, III, 499, n. 101; pl. 141o. H 5 cm. 19 388 ANNA PROVENZALI Fig. 11 - Reliquiario in avorio da S9, Dharmarâjikâ, Taxila (MARSHALL 1951, III, Pl. 50b). sa e il coperchio modanato. Il corpo del reliquiario di Sirkap presenta poi una fascia di tre solcature al centro del corpo mentre la superficie del coperchio è a fasce concentriche progressivamente a rilievo, come B 2807, e parte centrale piana rilevata per il fissaggio della presa (non conservata). Il rinvenimento non legato alla presenza di un edificio sacro lascia aperta la questione sull’uso del contenitore, ma va notato che dalla stessa zona provengono diversi materiali con connotazioni sacrali, tra cui un reliquiario a forma di stžpa. La zona di rinvenimento corrisponde a uno dei “religious loci” identificati da Coningham ed Edwards a Sirkap28. Degno di nota è il rinvenimento di una pisside in avorio29 con base espansa ad anello con decorazione a fasce concentriche a rilievo rinvenuto nell’area del Dharmarâjikâ nel vano delle reliquie dello stžpa a pianta circolare S9 (Fig. 11); la pisside conteneva un reliquiario in avorio più piccolo, perle e frammenti di argento. Si conserva anche la presa, a pomolo su basso stelo rastremato. Per le dimensioni i tre contenitori di Taxila sono confrontabili con B781 da cui si discostano per la decorazione più semplice. Il reliquiario B 2275+2249 trova un confronto stringente sia per caratteristiche morfologiche (forma a cono rastremato della presa; modanature) sia per i motivi decorativi e per la loro resa in una pisside in scisto grigio, ad alto cilindro (Fig. 12),30 rinvenuta a Sirkap nel vano delle reliquie del basamento quadrato di uno stžpa(?) nel Block K, il cosiddetto “Palazzo reale”. Le somiglianze sono tali che si è tentati di affermare che provengano dallo stesso atelier, ipotesi che può essere suffragata solo da una osservazione diretta dei reperti. Come felicemente evidenziato nella recente mostra del 2008 dedicata all’arte del GandhŒra, un reliquiario praticamente identico a quello rinvenuto a Fig. 12 - Reliquiario dal Block K, Sirkap, Inv. Sk 241479 (Gandhara 2008, 206, n. 124). Sirkap è tenuto in mano da un devoto raffigurato su una statua-stele proveniente da PŒn¨ (SwŒt)31; alla stessa tipologia (ad alto cilindro, con base e coperchio modanati, presa senza stelo al sommo del coperchio), ma con pareti rastremate appartiene il reliquiario raffigurato sul rilievo da Butkara B 180+89532 (Fig. 13), appartenente al gruppo disegnativo. Sempre dal blocco D’ di Sirkap, strato II, proviene un reliquiario33 in steatite, privo di coperchio, del tipo CONINGHAM, EDWARDS 1997-1998, pianta a pag. 73. MARSHALL 1951, 242; III, tavv. 49c e 50b. Diametro cm.10. Marshall non indica il numero di inventario. 30 Inv. Sk-24-1479; H. 10 cm; Diam. 8,5 cm; MARSHALL 1951, I, 173, tav. 36h; Taxila Museum catalogue n. 348, inv. 8586; GANDHARA 2008, cat. n. 124, 206. La pisside conteneva in origine solo un piccolo frammento di osso avvolto in una foglia d’oro e costituiva l’unico deposito (MARSHALL 1951, I, 173). 31 Inv. P 630; (KURITA 1990, fig. 584; GANDHARA 2008, cat. n. 123, 206). 32 FACCENNA 1962-64, vol. I, tav. CXLI. Cfr. il frammento di rilievo da SAIDU SHARIF, Inv. S 589 (FACCENNA 2001, 117, Tav. 32, a) e il rilievo, abraso, con scena di trasporto delle reliquie da Nawagai (SwŒt) in ACKERMANN 1976, 89 e pl. XXVIb. 33 Sk 19-1342 dal Block D’ quadrato 58-110; strato II; H. 8,5 cm; mancante del coperchio; ASIAR 1919-1920, 32 e 19, pl. X; MARSHALL 1951, II, 499 e III, tav. 141m. Le fasce sono campite alternativamente da motivo a reticolo, fascia di triangoli campiti da reticolo, fascia liscia. Marshall cita il rinvenimento di altri due reliquiari simili, inv. Sk 22-923 e inv. Sk 12-762 in micascisto. 28 29 OSSERVAZIONI SU ALCUNE PISSIDI DA BUTKARA I (SWÂT) 389 Fig. 13 - Particolare del rilievo da Butkara Inv. B 180+895 (© Archivio IsIAO). Fig. 14 - Rilievo da Butkara, Inv. B 2527 (© Archivio IsIAO). ad alto cilindro con pareti rastremate e decorazione a fasce. Il corpo presenta due cordoni appena sopra la base e a metà del corpo. A giudicare dal disegno e dalla descrizione del Marshall questo reliquiario trova un confronto stringente in un reliquiario rinvenuto nello stžpa 2 di Andher (SŒnch”) datato al II secolo a.C34, la cui decorazione è a fasce di triangoli campiti da linee parallele. A Taxila è dunque documentato un tipo di reliquiario di derivazione se non di diretta provenienza indiana. L’indicazione di altri due reliquiari “dello stesso tipo” in micascisto data dal Marshall meriterebbe una verifica, visto che il micascisto è tipico dello SwŒt. Il confronto con il reliquiario di Andher riveste anche una certa importanza per la cronologia perché potrebbe indicare che anche le pissidi in pietra, come altri manufatti di pregio rinvenuti a Sirkap, venivano conservati per decenni dopo la loro produzione35. La datazione delle pissidi potrebbe pertanto essere di molto anteriore rispetto allo strato II di Sirkap da cui provengono. I rilievi da Butkara attestano due tipi di pissidi ad alto cilindro: con pareti rastremate, base e coperchio piano modanati (Fig. 13), con coperchio convesso e presa troncoconica priva di modanature36; non esiste invece un confronto diretto con i reliquiari del tipo documentato ad Andher e Taxila. Se dunque la forma ad alto cilindro è documentata anche in un contesto buddhista di II secolo a.C (Andher), ciò che distingue i reliquiari di Butkara e quello dallo stžpa del Block K di Sirkap da quelli indiani più antichi è la presenza delle modanature e la forma appiattita del coperchio. British Museum OA 1887.7-17.17; “mottled steatite”; diam. 8,4 cm; h. 14 cm (WILLIS 2000, 97, fig. 120); cfr. anche British Museum OA 1887.7-17.19 dallo stupa 3 di Andher, diam. 6,1 cm; h. 11,2 cm; I sec a.C. (WILLIS 2000, 99, fig. 124). 35 Cfr. CALLIERI 1995 per la presenza a Sirkap di diversi manufatti la cui datazione risale secondo Callieri al periodo indogreco. A Barikot è documentata la lavorazione al tornio di contenitori in pietra a partire dal I secolo a.C. (CALLIERI 2007, 152). 36 Capitello appartenente al gruppo disegnativo B 7354 (GANDHARA 2008, cat. n.186). Stessa forma allungata (priva di modanature?) sembra avere anche il reliquiario recato in offerta dal donatore che orna il nâgadanta B 3754, abraso e scheggiato (FACCENNA 1962-64, tav. DLXXIIb ). 34 390 ANNA PROVENZALI Fig. 15 - Rilievo da Butkara, Inv. B 6484 (© Archivio IsIAO). Per quanto riguarda la forma di quest’ultimo, si nota una lieve convessità nel caso che esso rechi sulla superficie il motivo a fasce concentriche con foglie di loto (Inv. 48 e B781)37. Alcuni rilievi di Butkara illustrano il tipo di pisside a cilindro espanso, con base e coperchio espansi modanati documentato da B781 e dai reliquiari di Sirkap e Ghaz Dheri38. La presa è a pomolo senza stelo. Ovviamente non ci è dato sapere se i modelli a cui si ispirano le raffigurazioni fossero in pietra; tuttavia, a parte il reliquiario in avorio da Taxila, che tra l’altro ha presa su stelo, gli oggetti rinvenuti con queste caratteristiche sono in pietra39. L’impiego di materiali più preziosi è riservato ai contenitori più piccoli, inseriti in quelli in pietra. Sui rilievi i reliquiari appaiono proporzionalmente più grandi dei reperti rinvenuti, convenzione legata all’importanza dell’oggetto raffigurato, le cui dimensioni reali vengono amplificate40. Il frammento di rilievo da Butkara B 252741 (Fig. 14) raffigurante la scena della spartizione delle reliquie presenta due reliquiari cilindrici, entrambi con base e coperchio modanati. Il reliquiario tenuto dalla figura di destra è del tipo a cilindro espanso; il coperchio piano ha presa ad alto disco piatto (?); l’altro reliquiario ha invece forma più slanciata, pareti diritte, coperchio piano con presa a pomolo. Fig. 16 - Nâgadanta miniaturale da PŒn¨ (© Archivio IsIAO). 37 Si veda anche il reliquiario da collezione privata in RUSSEK 1987, fig. 13a. 38 A questi vanno aggiunti alcuni reliquiari di collezioni private probabilmente dallo SwŒt (TADDEI 1994, fig. 3a-b, collezione J. Sherrier) e RUSSEK 1987, fig.13a (di dimensioni ridotte). 39 Da Sirkap, blocco B, strato I proviene un reliquiario a pisside a cilindro espanso con coperchio piatto a pomolo su alto stelo (diam. 9,5 cm) in rame privo però di modanature (MARSHALL 1951, II, 588, n. 254; III, pl.171u). Anche il contenitore in ceramica (Sk.27-241), MARSHALL 1951, II, 424, n.154 e III, pl. 126, non presenta alcuna modanatura e decorazione. Marshall specifica che non sono stati rinvenuti a Sirkap altri esemplari di pissidi in ceramica. 40 Le dimensioni dei vani delle reliquie di Butkara (larghezza e altezza media intorno ai 15 cm; FACCENNA 1981) permettono di escludere che i reliquiari avessero effettivamente dimensioni pari a quelli raffigurati sui rilievi. 41 FACCENNA 1962-1964, 42 e pl. CXLVII. OSSERVAZIONI SU ALCUNE PISSIDI DA BUTKARA I (SWÂT) 391 Fig. 18 - Disegno di reliquiario dallo stžpa di SonŒri di Maisey (WILLIS 2000, fig. 87). Fig. 17 - Nâgadanta da Butkara, Inv. B 3548 (Per gentile concessione dei Civici Musei di Storia ed Arte, Trieste). Una pisside modanata a cilindro espanso con coperchio piatto è raffigurata su un frammento di rilievo (stipite di “falsa nicchia”, B6484)42 raffigurante due devoti laici, il primo recante un incensiere, il secondo una pisside cilindrica (Fig. 15). Un contenitore analogo, sempre con presa a pomolo è tenuta in mano da un devoto, ora acefalo, raffigurato su un nâgadanta miniaturale (V331) da PŒn¨ (Fig. 16). La documentazione figurata offre una maggiore varietà di forme rispetto ai rinvenimenti. Un altro rilievo da Butkara (B798)43 con scena di trasporto delle reliquie su carro visto frontalmente presenta un reliquiario del tipo a cilindro espanso modanato con coperchio convesso munito di presa. Si è visto che i reliquiari con motivo a foglie di loto sul coperchio presentano una lieve convessità. La raffigurazione forse accentua questa caratteristica, ispirandosi al tipo documentato da Inv. N.48 (Fig. 9). Una forma particolare, priva di modanature, con vasca espansa, coperchio lievemente convesso con fasce concentriche rilevate al centro e presa a pomolo è raffigurata nelle mani di un donatore che orna un altro nâgadanta di Butkara (B3548, Fig. 17). La giunzione tra le due parti è poco sopra la metà. Il confronto più diretto per la forma è un reliquiario rinvenuto nello stžpa 1 di SonŒri, vicino a SŒñch”, di cui resta solo l’accurato disegno di Maisey (Fig. 18)44, ma non si può neppure escludere che possa trattarsi della raffigurazione approssimativa di un reliquiario globulare. In alcuni casi sorge il dubbio che il reliquiario portato in dono (sempre con base e orlo del coperchio espansi e modanati) sia di forma quadrata45, ma la mancanza di documentazione di scavo in tal senso e l’esecuzione parziale dei dettagli visibili soprattutto in una visione laterale che caratterizza diversi frammenti scultorei appartenenti al gruppo disegnativo induce a ipotizzare che il taglio squadrato possa essere dovuto all’esecuzione corsiva. Una figura ora acefala (statua-stele)46 sempre appartenente al gruppo disegnativo documenta anche un tipo di pisside cilindrica non espansa priva di modanature, con coperchio lievemente convesso(?) munito di presa. L’esame qui condotto consente alcune considerazioni sulla datazione delle pissidi. I rilievi di Butkara citati appartengono al gruppo definito da Faccenna per le sue caratteristiche “disegnativo” e da lui datato indicativamente alla prima MNAOR 1362. FACCENNA 1962-1964, 131 e pl. CDXXI; 44 WILLIS 2000, 84, fig. 87. 45 Figura di donatore frammentaria n. inv. B4342 (MNAOR 2155), inedita; fig. acefala B1472, inedita; nâgadanta con putto da Saidu Sharif , inv. S429 (KURITA 1988-1990, fig. 587). 46 B 7033 (MNAOR 2157). Inedito. 42 43 392 ANNA PROVENZALI metà del I secolo d.C47. Anche il nâgadanta e la statua-stele da PŒn¨ non dovrebbero discostarsi di molto da questa datazione48. Un secondo elemento cronologico, se sarà confermato, è fornito dalla datazione proposta da Kuwayama per lo stupa J2 del Dharmarâjikâ di Taxila al regno di Kujula Kadphises. La pisside in esso contenuta risulterebbe avere un terminus post quem non non oltre il terzo quarto del I secolo d.C. Per quanto riguarda Sirkap secondo Kuwayama gli edifici di culto dello strato II non sono anteriori ai regni di Azes II-Kujula Kadphises; Allchin propone una datazione agli ultimi anni di regno di Azes II mentre Erdosy data lo strato II tra Gondophares e Kani§ka49. Le raffigurazioni sui rilievi appartenenti al gruppo disegnativo attestano d’altra parte l’impiego delle pissidi del tipo documentato a Taxila sia nell’area del Dharmarâjikâ sia a Sirkap nella prima metà del I secolo d.C. La documentazione fornita dai rilievi anticipa pertanto almeno alla metà del I secolo d.C la produzione delle pissidi a cilindro espanso con base e coperchio modanati. Si è già visto come lo strato II di Sirkap contenga materiali più antichi e dunque è possibile che le pissidi provenienti da questo strato vadano datate alla prima metà del I secolo d.C- ma nulla osta anche ad una datazione più alta- indipendentemente dall’orizzonte cronologico attribuito a questo strato. Venendo ai manufatti rinvenuti a Butkara B 781 potrebbe essere più antica dello stžpa in cui è stata rinvenuta. Il motivo a foglie di loto del coperchio di B 781 non offre confronti puntuali, presenta invece la particolarità della mancanza della nervatura mediana, non attestata altrove. Il motivo a spina di pesce che separa i petali è invece presente anche sul bicchiere Inv. B 176 probabilmente pertinente allo stžpa 14 di Butkara, datato alla fine del regno di Azes II o al periodo immediatamente successivo e sul reliquiario di Berlino datato al 21 d.C 50 ; non sappiamo però per quanto tempo questo motivo è rimasto in uso. Il festone rettilineo di loti semiaperti sovrapposti che orna la fascia centrale di B781 e di B48 è presente con alcune differenze anche su un reliquiario globulare dallo strato II di Sirkap51; si tratta di un motivo particolarmente diffuso, con una resa decisamente plastica, come cornice di diversi rilievi di Butkara appartenenti al gruppo disegnativo e di origine indiana52. Se non esistono elementi decisivi per la sua datazione al di là del terminus fornito dal vano in cui è stato rinvenuto, alcune caratteristiche della decorazione rimandano ad un periodo precedente. Fussman53 ha pubblicato una pisside a cilindro espanso con coperchio ornato sul margine esterno da foglie di loto, poi abrase. La dedica iscritta sulla base di questo reliquiario è datata al 26 d.C. Per quanto riguarda la pisside B 2807 essa risulta diversa dalle altre pissidi prese in esame per la presa, che non è applicata ma tornita con il coperchio e che è su stelo, a differenza anche di quelle documentate dai rilievi. B 2807 presenta poi una particolarità che lo distingue dagli altri reliquiari, la mancanza del dente di incasso per il coperchio. Questo particolare potrebbe essere indizio di una imitazione da contenitori metallici, con cui tra l’altro la pisside condivide le dimensioni ridotte. Anche la modanatura alla base è diversa da quella delle altre pissidi e ricorda la piegatura di una lamina. Confronti diretti in GandhŒra non sembrano essercene ma suggestivo mi sembra il confronto con un reliquiario in bronzo (di analoghe dimensioni?) rinvenuto a Pompei e con una pisside in oro rinvenuta in una tomba femminile di Tillya Tepe54. Una pisside in argento con corpo decorato a cordoni e coperchio a fasce concentriche progressivamente rilevate e presa piatta su basso stelo fa parte di un “tesoro” di quarantacinque oggetti con provenienza generica dall’Asia centrale datata sulla base di confronti al I secolo d.C55. Le dimensioni di B 2807 sono quelle tipiche delle pissidi portacosmetici diffuse nel mondo classico in metallo ma anche in osso56 nel I secolo d.C. Come si è detto la forma ha una lunga storia e non si può escludere che nello sviluppo delle forme gandhariche ci si sia ispirati a forme di età ellenistica. Gli scavi di Ai Khanum non forniscono però elementi significativi in questo senso; a fronte di un’ampia testimonianza di contenitori globulari ed emisferici, la documentazione di pissidi è scarsa e riguarda essenzialmente contenitori in pietre dure, forse importati57. 47 Si veda in particolare FACCENNA 2001, 145 “Anche se abbiamo acquisito questi importanti elementi temporali [ la fine del primo quarto del I sec. d.C e il secondo quarto-metà del I secolo ] essi non possono risolversi in una equivalenza di principio e di fine di questa produzione[il gruppo I, disegnativo]”. 48 La prima fase dell’area sacra di PŒn¨ è datata alla metà- terzo quarto del I secolo d.C. (FACCENNA et alii 1993, 129 e sgg). 49 KUWAYAMA 2007, 223; ALLCHIN 1968, 25; ERDOSY 1990, 662-670. 50 FACCENNA 1981, 241 per lo stžpa 14, stratigraficamente contemporaneo o di poco successivo a GSt.3 (secondo quarto del I secolo d.C; per B176, TADDEI 1994; GANDHARA 2008, 105, cat. n. 44 (scheda di H. Falk con bibliografia precedente) per il reliquiario di Berlino inv. MIK I 5892. 51 MARSHALL 1951, n. 98. 52 Cfr. il medaglione di una balaustra di epoca unga in KUNST AUS INDIEN 1960, tav. 10. 53 FUSSMAN 1984, in particolare 38-40. 54 Per Pompei si veda MODA, COSTUME E BELLEZZA 2004, fig. a pag. 60 (Pompei, inv. 5568); per Tillya Tepe, SARIANIDI 1985, fig. 141. 55 BARATTE 2001, 288. Diam. 6,4 cm; h. senza coperchio 5,5 cm; h. totale 7,3 cm. 56 BÉAL, FEUGÈRE 1983. 57 Per due frammenti di pissidi cilindriche a fondo piatto in scisto si veda GUILLAUME, ROUGELLE 1987, 9, nn. 0044-5; per un frammento di coperchio di pisside in cristallo di rocca e due frammenti di basi di pissidi si veda RAPIN 1992, 161. OSSERVAZIONI SU ALCUNE PISSIDI DA BUTKARA I Per fissare l’inizio della produzione di pissidi in pietra la datazione del coperchio, presumibilmente di pisside, in scisto grigio-verde rinvenuto a Pasargade risulta di particolare importanza, perché attesterebbe la produzione di pissidi già nel II secolo a.C58. Il coperchio di Pasargade si distingue per la mancanza di una battuta distinta, ma si è visto come anche B 2807 presenti caratteristiche peculiari. Le linee di ricerca da seguire sono ancora tante; basti pensare ai soggetti di alcuni toilet-trays ispirati a iconografie che nel mondo classico ricorrono su oggetti da toeletta femminile, come appunto pissidi o specchi. Queste linee di ricerca non devono però oscurare il carattere tipicamente locale e inconfondibile (SWÂT) 393 della produzione gandharica, immediatamente riconoscibile anche quando se ne trova traccia a migliaia di chilometri di distanza. 58 Per il coperchio da Pasargade si veda TADDEI 1994. Il coperchio da Ibrahimabad citato da POTTS 1998 come confronto per quello di Pasargade è tipologicamente differente (si veda il profilo in POTTS 1998, fig. 3). Per la cronologia del Tall-e Takht di Pasargade si veda CALLIERI 2004. L’iscrizione sul coperchio di reliquiario dal Bajaur che cita Menandro è probabilmente un falso (si veda FALK 2005). 394 ANNA PROVENZALI BIBLIOGRAFIA ACKERMANN, H.C 1975 - Narrative stone reliefs from Gandhâra in the Victoria and Albert Museum, «IsMEO Reports and Mémoirs», XVII, Roma. ALLCHIN, F.R. 1968 - Archaeology and the date of Kani§ ka: the Taxila evidence, in A.L. BASHAM (ed.), Papers on the date of Kani§ ka, Leiden, 4-34. of SwŒt, Second Century BCE to Fourth Century CE”, in P. BRANCACCIO, K. BEHRENDT (EDS.), GandhŒran Buddhism. Archaeology, Art, Texts, Toronto, 60-82. 2007 - “Barikot, An indo-greek urban center in GandhŒra”, in D.M. SRINIVASAN (ed), On the Cusp of an Era. Art in the Pre-ku§â±a World, Leiden-Boston, 133-161. 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